Descrizione
“Il luogo più simile al Tibet che esista in Europa”, così Fosco Maraini, il grande etnografo ed esploratore italiano, definì l’Altopiano di Castelluccio negli anni ’30, ed oggi possiamo ancora osservare lo stesso paesaggio intatto.
Salendo da Norcia lungo la Strada Provinciale per Castelluccio si attraversa il versante ovest della dorsale che da Monte Patino raggiunge Forche Canapine, lo storico valico tra la Valnerina e la Valle del Tronto, tra l’Umbria e le Marche, tra il Tirreno e l’Adriatico.
La porta più bella a questo sistema di eccezionale bellezza, dominato dalla prateria appenninica, è senz’altro quella cui si accede una volta superato il Rifugio Perugia, guadagnando una sella e una vista che lascia sbalorditi: i 2448 metri della Cima del Redentore precipitano con un arido versante sopra i 1300 dello “sterminato” Pian Grande, un “piano di biliardo” formato da più di 1000 ettari di campi, prati falciabili e praterie, solcato dal Fosso dei Mergani, enormi e misteriosi inghiottitoi e dai suoi diverticoli, punteggiato da doline e da pozze temporanee.
L’altopiano di Castelluccio è un versante di faglia originato dalla distensione tettonica che, circa 1 milione di anni fa fece separare e allontanare immani blocchi rocciosi, dando così origine a una vasta depressione. In quest’ultima cominciarono a depositarsi sedimenti più o meno grossolani portando infine alla costituzione dell’attuale fondo piatto del Pian Grande, di Pian Piccolo e di Pian Perduto.
La celeberrima Fiorita di Castelluccio a giugno, caratterizzata da fioriture multicolori di straordinaria suggestione, dipende dalla storica utilizzazione del suolo attuata dall’uomo, in particolare dalla coltivazione della pregiata Lenticchia di Castelluccio.
Anche qui a 1400 metri la mano dell’uomo ha disegnato un paesaggio armonico, fatto di colture agrarie che dominano incontrastate in un’ampia fascia alle pendici dei rilievi di Poggio di Croce, Castelluccio e dello stesso Monte Vettore. I prati-pascoli, legati alla secolare attività della transumanza delle pecore dalla Maremma laziale a questi monti, ed i prati umidi e palustri occupano le aree più interne del piano, mentre lungo il Fosso dei Mergani si sviluppa una tipica vegetazione di idrofite.
L’Altopiano di Castelluccio, i misteriosi Monti Sibillini, con gli imponenti Monte Vettore e Monte della Sibilla, costituiscono un autentico eden per gli amanti della natura. Basta un grande masso isolato, rotolato giù dal Vettore, perché ci sia il Codirossone; basta un mucchietto di pietre accumulate dai contadini perché arrivi e nidifichi il Culbianco; basta un piccolo appezzamento arido e brullo ed ecco il Fanello, qualche spinoso cespuglio di rosa selvatica perché l’Averla piccola possa infilzare le sue prede, un rudere in pietra per il Codirosso spazzacamino, e via di questo passo. Tra le presenze più particolari vanno ricordati gli esemplari di Aquila Reale, ma elencare tutte le specie animali e vegetali non basta, bisogna salire fin qui per vederle nel loro habitat per godere di un’esperienza unica.
Castelluccio ed il suo immenso altopiano è il rifugio per tutti gli amanti della Montagna. Oltre ad essere uno dei siti più importanti in Europa per gli sport d’aria come il deltaplano, lo snow-kite, il parapendio, ci sono tantissime occasioni per praticare attività all’aperto, sia per i più esperti che per i principianti: trekking, nordic walking, passeggiate a cavallo.
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Un anno a Castelluccio>>>
Castelluccio di Norcia, tra cielo e terra>>>